La scrittrice e saggista italiana di origine eritrea Ribka Sibhatu presenta la storia del suo paese d’origine nella città in cui vive, Roma.
Ad ascoltare il racconto di Ribka ed accompagnarla nel suo viaggio a ritroso nella memoria è un giovane ragazzo che come lei e grazie alle sue parole s’interroga sul rapporto tra identità e territorio.
La storia di migrazione di Ribka si interseca alle storie collettiva della diaspora del popolo eritreo, e mostra non solo il colpevole lascito del colonialismo italiano nel suo paese natale, ma di come la mancata decolonizzazione della memoria influenzi la percezione che gli italiani hanno dell’immigrazione.
Aulò mette in discussione il concetto stesso di confine non soltanto inteso non solo in senso geografico, ma anche in termini culturali, politici ed identitari.
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