Ancilla ha 86 anni.
Due anni fa, all’inizio della pandemia, e andata a vivere con la figlia Emanuela. Ancilla sta perdendo pian piano la memoria. Non ricorda cos’ha mangiato a pranzo, ricorda solo avvenimenti del passato, li ricorda forse solo perché è da anni che li ripete.
Emanuela si prende cura di lei, giorno dopo giorno la sveglia, le prepara da mangiare, la lava, la veste e l’accompagna un paio di giorni a settimana in rsa e a fare la fisioterapia. Questo è uno dei pochi contatti con il resto del mondo che le resta.
Ancilla ha un altro figlio, Mauro, che vive a Londra. Da quando ragazzo è partito alla ricerca di un lavoro. Da due anni non lo vede.
I gesti e le abitudini quotidiane si ripetono sempre uguali e cambiano solo con i cambiamenti delle stagioni. I ricordi della madre pian piano ci fanno conoscere Ancilla, il suo passato, la vita che ha vissuto e che l’ha trasportata fin qua. I momenti malinconici si alternano a quelli divertenti e a quelli dove la pazienza arriva al limite. La simpatia di Ancilla porta una brezza leggera e fresca nella vita di chi le sta accanto e permette di vedere tutto in un modo in cui anche le nubi più minacciose vengono spazzate via in un attimo da un soffio di vento.
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