Una pellicola muta percorre città e periferie, luoghi sacri e approdi naturali, ritraendo feticci e antichi riti di un Mediterraneo che guarda al Sud. Princesa è giovane, nigeriana, arrivata in Sardegna attraverso i canali del human trafficking. Nell’isola esiste il sincretismo tra le credenze di un animismo primitivo, i culti cristiani e quelli recenti della chiesa evangelica nigeriana. Una leggenda calabrese narra della lotta tra il pescecane e il pesce spada, similitudine del conflitto interiore della protagonista, stretta dal vincolo di un giuramento formulato prima del viaggio tra due continenti, tra Africa e Europa.
Suor Regina opera nell’unità di strada e alla guida di un auto incrocia i fuochi notturni intorno ai quali stazionano e si prostituiscono donne destinate al mercato del sesso, alla periferia di una città. Da un’altra parte Julieth, pastora di una chiesa nigeriana, tiene una messa notturna con preghiere recitate fino ad entrare in una trance spirituale. Il volto della protagonista è lo specchio di un mondo interiore dominato dalla paura, distacco dalla propria terra e tentativo di riscatto. Princesa ha fatto una scelta, ma non è ancora libera. Il 9 marzo 2018 il Re dell’Edo State, in Nigeria, il capo spirituale più importante della regione al centro della tratta, celebra una cerimonia e formula un editto in cui revoca i rituali e obbliga i sacerdoti tradizionali a non praticare più giuramenti che vincolano attraverso la maledizione del juju donne vittime di tratta.