Maya è una bambina, nei suoi due anni e mezzo di vita ha fatto tante esperienze che l’hanno formata, dandogli i primi strumenti per affrontare la vita: una tossaccia da pronto soccorso, relazioni con gli amichetti, i litigi e gli abbracci, l’indipendenza da mamma e papà con la conquista delle prime notti fuori casa dai nonni.
Ora tutto è fermo e si trova improvvisamente costretta in casa, senza un motivo apparentemente valido, sente per la prima volta la parola Virus, non le piace tanto il suono che fa questa parola, ma inizia senza tanti capricci un nuovo corso, in fondo pensa che presto tornerà all’asilo.
Le giornate scorrono veloci, sveglia, colazione, giochi molto colorati con mamma e il pranzo che si cucina insieme (wow!), poi riposino con papà, ma sembra che questa routine diventi sempre meno piacevole.
Maya si innervosisce spesso: “ho capito virus, ma perchè non posso uscire? C’è il sole, voglio fare una passeggiata!” E così non potendo andare fuori per fare nuove esperienze e incontrare il mondo esterno, la casa prende vita propria, diventa uno spazio di esplorazione, di gioco e di crescita. Si reinventa l’uso e la disposizione di alcuni mobili, si dichiarano le zone di comfort, si creano nuovi angoli privati come un orticello che scandisce il tempo. Dal balcone si ascoltano e si vedono tante situazioni che mai si immaginavano, alcune sono anche divertenti e ‘grazie per gli applausi!’
Le relazioni di Maya si servono di pupazzi anche con gli amici nelle videochiamate, il terrazzo condominiale diventa il territorio da scoprire e da vivere, il punto di osservazione più alto, dove si avvistano pirati, fate e astronavi spaziali o altri strani esseri umani…
I panni stesi, di neorealista memoria, sono la foresta magica dove Maya può nascondersi senza che nessuno la veda. Mamma e papà sono sempre presenti, giocano e sorridono ma qualche volta sono anche loro tristi e preoccupati. Papà lavora e parla tanto al computer, quando finisce di fare le sue chiamate resta un po' da solo. “Forse fa così perchè vuole stare con sua mamma” pensa Maya osservandolo.
Più passa il tempo e più la situazione esterna sembra non risolversi, la casa diventa un vero proprio quarto protagonista della storia. Mamma, papà e Maya sono stanchi, questa mancanza di contatto con l’esterno è alienante, sfiancante; a tutto questo si aggiunge l’incertezza di un mondo in crisi che sta cambiando ma non si sa come, adulti e bambini in fondo sono allo stesso punto: che farò? Ma bisogna resistere e aggrapparsi alla forza più potente che non ha bisogno di spazi esterni, relazioni, autorizzazioni, controlli o soldi... La Fantasia.