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1h 31 min
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Politica e Attualità

Non ci vede nessuno

La Società della Cura

Sinossi

«Anni fa, uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva fosse il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito. Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere o cercare del cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te. Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.»
Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto preciso in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo.»

Quando nei mesi del primo lockdown abbiamo proposto di fare un film alle tante realtà sociali che in questo non/paese, lungo e stretto, si erano attivate a costruire reti di mutuo soccorso riflettevamo proprio su quanto sopra: in momenti difficili teoria ed ideologie finalmente si trasformano in pratica di base.
L’alternativa prende forma, si sperimenta e costruisce modelli di nuova collettività.

Cecco Bellosi - in un’intervista riportata nel film - cita Bertolt Brecht in Me-ti. Libro delle Svolte: «[…] ‘la posizione dei medici si rivela nel modo più chiaro in guerra essi non possono far nulla per impedirla in guerra possono soltanto rappezzare le membra sfracellate’ e nelle nostre città la guerra c’è sempre. Noi dobbiamo diventare medici che combattono la guerra e cambiano le città e con esse la società; limitarci a rappezzare le membra sfracellate significa diventare complici del potere.»

Un nuovo modello di autorialità stiamo provando a proporlo anche noi, con questo film - collettivo nella sua stessa sostanza. L’impedimento a muoverci con le nostre telecamere - ed essere l’occhio del racconto - piuttosto che un deficit si è fatto preziosa risorsa: che fossero così gli stessi protagonisti a raccontarsi, utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione e riservando a noi il compito operaio di farne un prodotto finito.
La sintesi.

Non ci vede nessuno
Regia: Maurizio Gibo Gibertini
Casa di produzione: Officina Multimediale
Lingua originale: Italiano

Recensioni degli spettatori

"Gibo Gibertini in questo documentario/inchiesta si fa una domanda semplice, ma certamente non banale. Come se la sono passata gli ultimi, gli emarginati, i non garantiti durante l’epidemia di Coronavirus? Ovviamente male, anzi malissimo. Da situazioni drammatiche a situazioni ai limiti, disastrose. Un giro d’Italia tra le associazioni di volontari che hanno cercato, con pochi mezzi, e moltissima buona volontà di aiutare chi dallo Stato non viene aiutato. Un giro d’Italia drammatico, che lascia con il fiato sospeso. Le associazioni interpellate sono molte e diverse, tutto con una finalità: aiutare e sostenere chi è stato abbandonato dalle istituzioni. L’Italia sarebbe un paese terribilmente peggiore senza questi gruppi laici, religiosi o vicini ai centri sociali. Le immagini milanesi di questi giorni delle code lunghissime davanti al “Pane quotidiano” (associazione laica) che distribuisce generi alimentari; l’aiuto chiesto ufficialmente a “Emergency” (associazione laica); le migliaia di pasti offerti quotidianamente dall’”Opera di San Francesco” (associazione religiosa). Brecht diceva: “Terribile è la tentazione della bontà!”. Scrive di tentazione, quasi fosse un peccato, un male da evitare. È un racconto vivo e sincero, senza alcuna retorica."

- Maurizio Russo

Officina Multimediale

Produzione

Officina Multimediale

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Maurizio Gibo Gibertini

Regia

Maurizio Gibo Gibertini

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