In questo breve documentario si assiste ad un progetto fotografico organizzato in una piccola comunità di recupero in provincia di Lodi.
Vengono assegnate a gli ospiti delle fotocamere usa e getta in pellicola, dando la libertà di scattare foto in varie location come campagna, città o nella comunità stessa. Circa due mesi dopo la fine delle sessioni, le foto vengono stampate e mostrate a ciascuno dei partecipanti al progetto, momento in cui si cerca di dare un'interpretazione ad ogni scatto.
Ogni persona si esprime a modo suo e in questo caso si nota come la fotografia può essere un mezzo per liberarsi e lasciarsi andare, che sia farsi una bella chiacchierata, ridere o piangere.
Una forma d'arte che spesso sottovalutiamo e che ormai sembra così banale nell'era degli smartphone, in cui veniamo bombardati di immagini continuamente. Ammirando una foto nel presente, siamo in grado con la mente di tornare indietro nel tempo o di proiettarci nel futuro, questo può aiutarci ad esprimerci e non reprimere le nostre emozioni, mostrando noi stessi in piena autenticità.
Il titolo del documentario è nato per caso e non ha nessun riferimento al progetto, ma è semplicemente perfetto.
