Il padrone ha rubato il marchio e le commesse della Maflow e ha portato la produzione in Polonia lasciando a casa 330 lavoratori e lavoratrici. Una ventina di questi non si sono rassegnati alla chiusura definitiva dello stabilimento e, nonostante gli accordi sindacali non abbiano consentito di poter recuperare i macchinari piรน efficienti, ha deciso comunque di riappropriarsi della fabbrica. Ispirandosi allโesperienza argentina delle fabricas recuperadas e al loro slogan โocupar, resistir, producirโ, da febbraio 2013 hanno occupato i 30mila metri quadri dello stabilimento, hanno resistito superando le difficoltร di una condizione di illegalitร e hanno iniziato un percorso di produzione basato sulla riconversione in senso ecologico.
Oggi, a nove mesi di distanza, comincia a prendere forma la โcittadella dellโaltra economiaโ, costituita da una piccola attivitร di riuso e riciclo degli apparecchi elettrici ed elettronici (raee), alcune attivitร artigianali, un mercato dellโusato con oltre 60 espositori permanenti a fine settimana, iniziative culturali e di spettacolo e una base logistica per i produttori del Parco agricolo Sud Milano e per lโAssociazione Sos Rosarno in collegamento con i gruppi di acquisto solidale. Con lโobiettivo di rafforzare comunque la produzione attorno al raee, perchรจ RiMaflow deve tornare ad essere una fabbrica. Senza padroni.