Salvatore e Piergiorgio, due di noi, due amici, due ragazzi o due uomini, sommersi come noi tra i lavori precari di questo tempo, un giorno d’autunno, si ritrovano a fare la guerra in medio oriente, a fianco di un popolo, quello curdo, che lotta per la libertà, proprio come i nostri nonni partigiani.
Nelle pagine che seguono, i battiti dei loro cuori, di fronte a questa esperienza di vita e di morte. Attraverso i loro occhi, possiamo vedere le montagne gialle e grigie e inciampare e sbattere il naso, mordere la terra sotto le bombe, sentire le foglie in faccia mentre camminiamo in fila indiana, sentire nella pancia che significa morire per la libertà oggi. A poche ore da casa nostra.
Perché partire? Cosa c’è da scoprire là, in montagna? Che segreti si nascondono tra le noci e i fucili? Cosa s’impara, oltre che a sparare? Qui, alcuni appunti, schizzi, di due militanti che con le loro poesie si raccontano e ci raccontano come, anche in mezzo al dolore e alla distruzione, si possa trovare il senso profondo di amare la vita e costruirla collettivamente.