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Dopo cinquant’anni di dura detenzione, classificato come “socialmente pericoloso”, Alberto verrà scarcerato e restituito ad un mondo che gli è ormai ignoto. Saprà adattarsi alla libertà e riconoscersi fuori dal carcere?
L’intera vita trascorsa in carcere, 50 anni di detenzione di cui gli ultimi 13 senza vedere il mondo esterno, hanno fatto di Alberto un uomo solo, senza contatti estranei al mondo criminale.
La libertà ormai prossima lo strapperà al suo universo noto. Saprà inventarsi un modo di essere libero? Come lo avranno preparato a questo momento così delicato i tanti anni di correzione istituzionale? Il gioco filmico dell’autorappresentazione, frutto del patto nato dalla lunga relazione col regista, lo porterà a misurarsi con la propria condizione esistenziale e a riconoscersi senza infingimenti. Così come accadrà, per la dinamica degli infiniti rimandi, al regista ed al pubblico che si troveranno di fronte a lui. Potrà essere la chiave per impedire che la sua storia si ripeta sempre identica a sé stessa?