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2 Febbraio 2018

Cultura e gentrificazione: il caso Marsiglia

Scritto da Redazione Openddb in 

Analisi e riflessioni sul film "La fête est finie", di Nicolas Burlaud.

MARSIGLIA: UNA STORIA DI INTEGRAZIONE

Nel 2013 la città di Marsiglia viene eletta Capitale Europea della Cultura. L’evento potrebbe essere l’occasione per valorizzare le innumerevoli culture che nel corso della Storia hanno toccato la città francese, lasciando un segno tangibile non solo sul panorama urbanistico ma anche sui suoi abitanti. Per via della sua enorme importanza di porto mediterraneo, Marsiglia è da sempre un melting pot di genti e culture da tutto il mondo: algerini, italiani, corsi, russi e vietnamiti tra gli altri.

UN PROCESSO DI ESCLUSIONE

Il tema dell’integrazione sembra essere la strada più adatta da seguire nell’avviare il processo di riqualificazione della città, ma l’amministrazione comunale ha altre idee. Viene così lanciato il piano Euroméditerranée, un massiccio progetto di rinnovamento urbano con il quale cambiare il volto della città secondo i dettami della classe dirigente, spingendo le classi popolari sempre più ai margini della città, escludendole.

INIZIANO LE PROTESTE

I giovani protestano organizzando cortei, con l’obiettivo di dar voce a coloro che si vedono costretti a lasciare la propria casa per far spazio ai lavori, per lo più persone appartenenti alle etnie ritenute “indesiderate” dai “bianchi ben vestiti” che hanno promosso l’iniziativa. Alla fine, nonostante le proteste, i lavori hanno inizio, mostrati in un montaggio alternato con le immagini delle autorità che, in un clima di festa e autocelebrazione, officiano l’inizio della manifestazione culturale.

 

La fête est finie screenshot film

 

UNA QUESTIONE POLITICA

Il film gioca sul contrasto tra il clima culturale e aperto che ci si auspicherebbe da una Capitale della Cultura e quello che realmente è accaduto a Marsiglia: una vera e propria segregazione della parte più povera della popolazione, che finisce per discriminare determinati gruppi etnici. L’intento è chiaramente quello di far passare una determinata immagine della città, “ripulita” da tutto ciò che è ritenuto scomodo, da tutti quegli stereotipi che hanno in passato contribuito a costruire una percezione negativa della città nell’immaginario europeo. A onor del vero non si tratta del primo tentativo di sottrarre al popolo il centro della città: era già accaduto negli anni ‘30 con il quartiere Blanquerie e negli anni ‘40 sotto la dominazione nazista. É tuttavia curioso che tutto ciò abbia come pretesto una grande manifestazione culturale.

TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES (TEMO I GRECI ANCHE QUANDO PORTANO DONI!)

Altro elemento interessante è l’accostamento tra quanto avvenuto a Marsiglia e il celebre episodio tratto dall’epica greca del Cavallo di Troia. Quello che inizialmente sembrava essere un dono per la città, così come il Cavallo per i troiani, si rivela un lento processo distruttivo. I lavori di ristrutturazione infatti cambiano completamente il volto e lo skyline di Marsiglia, rendendola irriconoscibile agli occhi dei suoi stessi abitanti e cancellando secoli di integrazione culturale.